Confesercenti lancia l’allarme: la riapertura da sola non basterà a rilanciare i consumi. Fatturato in calo e ditte in crisi.

La ripartenza delle attività ed il via libera agli spostamenti, seguiti alla Fase 3, non sono bastati a far recuperare alle famiglie italiani le abitudini di consumo venute meno nel periodo di emergenza Covid-19. Nonostante le riaperture delle imprese a partire da maggio, il bilancio dei primi sei mesi dell’anno rimane ancora fortemente negativo, con un calo medio della spesa stimabile in 1.879 euro a famiglia. È quanto emerge dalle ultime elaborazioni condotte da Confesercenti che, a seguito di questo dato, si fa latrice della richiesta dei piccoli commercianti di un taglio immediato dell’IVA, anche se temporaneo, a favore delle attività maggiormente colpite dalle conseguenze del lockdown.

Il dato evidenziato è la sintesi dei diversi impatti sul territorio. La contrazione della spesa è infatti maggiore nelle regioni del nord ad alto reddito e in quelle maggiormente colpite dall’emergenza: Trentino, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto. Perdite sopra la media nazionale si registrano anche in Valle d’Aosta, Lazio, Piemonte e Friuli. Inferiore alla media, seppur sempre consistente, il calo di spesa nelle restanti regioni centrali e meridionali: è la Calabria a registrare la perdita minore, comunque di 1.294 euro a famiglia.

Il calo della spesa è anche dovuto alla prudenza mostrata dalle famiglie nel periodo di ripartenza. Se prima della crisi il risparmio medio degli italiani era dell’8%, adesso siamo arrivati all’11%, con un conseguente aumento dei risparmi: nel 2020 gli italiani hanno accumulato 32 miliardi di depositi bancari in più (+20%) rispetto al 2019, spinti dalla situazione di incertezza.

Confesercenti avverte che lo stop dei consumi è stato sentito in particolare dal settore della somministrazione e della ricettività: l’8% delle imprese non riaprirà, il 61,5% denuncia problemi di liquidità. Fortissimo l’impatto anche nel commercio, in cui il 51,3% delle PMI ha registrato una perdita di metà del fatturato.

“Una rapida ripartenza della spesa delle famiglie è cruciale, soprattutto se si considera che il PIL italiano dipende per buona parte dai consumi interni”, commenta Patrizia De Luise, Presidente nazionale Confesercenti. “Per questo, riteniamo che si debba discutere seriamente della possibilità di un taglio temporaneo dell’IVA, almeno per i comparti in maggiore sofferenza. Un taglio selettivo e ‘a tempo’ sarebbe utile per sostenere la domanda in questa fase d’emergenza, spingendo i consumatori – proprio per la temporaneità della riduzione dei prezzi – ad anticipare gli acquisti. Un effetto propulsivo ottenuto senza stravolgere troppo il bilancio: l’attuale crollo dei consumi, inevitabilmente, porterà anche ad una riduzione del gettito IVA. In questo contesto il taglio delle aliquote, soprattutto se chiaramente definito nei suoi limiti di intervento, temporali e di settore, non aggraverebbe troppo la situazione e non spaventerebbe i mercati. Alla fine dell’emergenza potremmo invece concentrare le risorse su una vera riforma fiscale, che cancelli le attuali iniquità impositive e stimoli la crescita ed il lavoro, a partire dalla revisione dell’IRPEF”.